La “Metopa di Selinunte” in mostra a Brolo

La “Città del castello”, in occasione di “MAREvigliosa Brolo” ospita uno dei reperti archeologici più preziosi della Sicilia. Continua a leggere…

La “Metopa di Selinunte“, uno dei reperti archeologici più preziosi della Sicilia, ha raggiunto Brolo (Messina). Si tratta di un bassorilievo di calcarinite di 84 cm di altezza, 70 di laghezza e 37 di profondità, pesa più di 300 kg e simboleggia la nascita del nostro Continente.

La “Metopa di Selinunte” raffigura l’episodio mitologico di Zeus che si trasforma in toro per rapire Europa, mentre coglie fiori su una spiaggia della Fenicia, e la porta con sé a Creta. Un’opera straordinaria, gentilmente concessa dal Museo Salinas di Palermo, in esposizione esclusiva da ieri nella sala multimediale “Rita Atria” del Comune Brolo in occasione di MAREvigliosa, ingresso gratuito.

“Vogliamo far conoscere alla comunità brolese – sottolinea il sindaco di Brolo Irene Ricciardello – alcuni tra i reperti più pregiati della nostra Regione e creare uno spazio dedicato all’archeologia nell’ambito della manifestazione, che proprio ieri sera ha puntato sulla cultura con un lungomare gremito di persone. La gente ha sete di cultura, di sapere, ama la divulgazione scientifica anche negli eventi prettamente estivi: lo dimostra la grande attenzione per Roberto Giacobbo di “Voyager”, che ha saputo incantare la platea con un racconto affiscinante della civiltà umana, dall’Isola di Pasqua al Pakistan, dal Perù agli Usa per finire nella nostra Terra”.

Alla mostra, curata dall’architetto e consigliere del Comune di Brolo Salvatore Gentile, si aggiungeranno altri preziosi reperti: sempre dal Museo Salinas, la “Statua del Satiro versante”, è una copia di età romana in marmo, ispirata all’originale bronzeo di Prassitele: sulla gamba sinistra, scarta di lato quella destra che si appoggia al sostegno a forma di tronco. Il braccio destro è rappresentato nell’atto di versare il vino da un’oinochoe nella sottostante kylix (coppa) mancante, retta dalla mano sinistra abbassata. La testa, inclinata in avanti ha i capelli divisi in corte ciocche tenute da una tenia e da un tralcio di edere con corimbi, le orecchie a punta rivelano la natura ferina del Satiro. Dal Museo Pietro Griffo di Agrigento sbarcano a Brolo altri tre reperti: la “Grondaia con protome leonina“, marmo di colore grigio: soluzioni architettoniche usate dai greci per elevare un elemento tecnico-funzionale ad elemento decorativo, in epoca arcaica prevalentemente risolta con gocciolatoi fittili a tubo terminanti a volte con disco e rosetta, nel tempo monumentalizzatasi nelle sime in pietra con gocciolatoi a testa leonina, cui sicuramente veniva attribuito un valore apotropaico. Finemente decorati con pitture policrome, di cui ancora restano debolisssime tracce. Le grondaie sono cronologicamente riferibili ad un periodo che dalla fine del VI inizi V sec. a. C. giunge alla piena età ellenistica (III-II sec a. C.). E ancora: “Antefissa“, una terracotta architettonica, frammento di antefissa, decorazione a palmette, fine VI sec. a. C.; le terrecotte architettoniche costituivano la trabeazione e la copertura con tegole dei tetti di templi ed edifici di varia destinazione, poste sulla testata delle travi o a occlusione dei canali terminali delle tegole.

La collezione del museo agrigentino ne contiene diverse, provenienti dai santuari di Efesto ed Eracle. Esse danno prova, nella loro policromia e nella loro varietà di motivi iconografici, dell’esuberanza decorativa degli antichi edifici sacri. Infine la “Scultura in marmo di un guerriero“: marmo, 480-475 a.C. ricomposizione del 1970: proveniente dall’area dei Templi di Eracle e Zeus, la scultura ritrovata in tempi e luoghi diversi, ormai appare corretta nella ricomposizione del torso, rinvenuto nel 1940 presso l’area del Tempio di Zeus, con i frammenti della testa e della coscia che provengono dall’area del Tempio di Eracle.

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