La festa patronale di Maria Santissima di Capo d’Orlando

La festa rappresenta la manifestazione di affetto per la Madre di Dio, particolarmente onorata in quella Chiesa bizantina …

 La festa patronale di Maria Ss. di Capo d’Orlando rappresenta, pur per una collettività costituitasi in comune autonomo appena nel 1925, la manifestazione principale e identitaria attorno alla quale gli orlandini si ritrovano per scoprirsi comunità e non solo una cittadina di servizi e commerciale. In un centro giovane, il culto per la Patrona aiuta tutta la compagine cittadina a “sentirsi” città ma anche a ricordare il forte legame con Naso, il cui patrono e cittadino San Cono, secondo la tradizione, avrebbe portato il piccolo simulacro in dono sul promontorio paladino nel 1598.
I festeggiamenti, dopo la conclusione della Novena nella serata di Domenica, si sono svolti come ogni anno con grande solennità, alla presenza del vescovo della diocesi di Patti mons. Guglielmo Giombanco, che ha celebrato la Messa delle 11 del mattino. Per Capo d’Orlando, come si diceva poco sopra, è importante sentirsi comunità e fare comunità: la devozione a Maria ha la sua raison d’être nell’affetto più alto di un popolo, che è la religiosità.
La festa rappresenta la manifestazione di affetto per la Madre di Dio, particolarmente onorata in quella Chiesa bizantina che a lungo è stata di casa nel Valdemone e nei Nebrodi in particolare, ed a cui apparteneva lo stesso San Cono Navacita. I protettori delle due comunità di Capo d’Orlando e Naso, oltre ad essere legati dalla storia, sono stati spesso venerati e omaggiati congiuntamente nelle rispettive feste patronali, da ultimo attraverso la presenza della statuetta di Maria Ss. di Capo d’Orlando durante gli ultimi festeggiamenti nasensi, culminati nella festa del 1° settembre. È sottolineata in tal modo, oltre che la devozione per le singole figure di santità della Vergine Maria e di San Cono, anche la relazione di patrocinio e di identità di entrambi i patroni con tutte e due i centri che fino a novantatré anni fa costituivano la terra di Naso. Tale identità raggiunge finanche i cittadini non credenti, rendendo tutti coinvolti e partecipi. (Articolo a cura del prof. Antonio Matasso)
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