Alla scoperta dei Qanat nella Palermo sotterranea

Il capoluogo siciliano oltre alle bellezze che offre in superficie ha anche un tesoro sotterraneo. Sono i Quanat.

A Palermo, come in altre città d’Italia, esiste un grande patrimonio storico ed architettonico. Tra i tesori presenti anche alcuni non visibili subito ai visitatori.

Si tratta di una rete di scavi e gallerie presenti sotto la zona di Via Nave/Corso Calatafimi. Qui in passato vi era un vasto complesso di giardini reali, fontane e piante esotiche.

Di questo patrimonio fanno parte i Qanat, cunicoli sotterranei risalenti alla dominazione araba che avevano il compito di intercettare e trasportare l’acqua delle sorgenti e condurla, tramite un abile gioco di pendenze, fino alle zone abitate e coltivate.

Il Qanat di Palermo sono un’enorme opera di ingegneria idraulica costruita sotto la città, a partire dall’epoca araba nel capoluogo siciliano e che fornivano anche un po’ di fresco ai residenti durante le afose estati palermitane.

Si tratta infatti di canali che, seguendo le particolari conformazioni del terreno e la morfologia friabile della roccia, vennero costruiti per portare acqua in superficie, intercettando le falde naturali del terreno. Questa tecnica, di origine persiana, veniva eseguita da particolari professionisti, chiamati muqanni.

Anche se ci si riferisce a tutti come qanat, in realtà esistono vari Qanat a Palermo di diversi periodi lungo un grosso arco temporale che parte dalla dominazione araba ed arriva fino alla fine della dominazione normanna, i quali impararono molto dai loro predecessori. Attualmente sono tre i canali visitabili e vengono organizzate visite guidate da parte di speleologi.

La differenza tra i qanat palermitani e orientali è l’assenza di un vero e proprio pozzo alimentatore, sostituito da un’estesa galleria ubicata a monte.

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